“I video dei musicisti che suonano dai loro balconi sono fonte di ispirazione per tutto il mondo.”
Era il 18 marzo del 2020 e la cantautrice statunitense Joan Baez lanciava un messaggio d’amore e di vicinanza all’Italia. L’America guardava all’Italia come noi guardavamo alla Cina all’inizio della Pandemia, ignara o quasi a sfatare che il Coronavirus in un paio di settimane sarebbe arrivato anche lì. Joan Baez si era commossa col video del trombettista che suonava dietro l’inferriata di una finestra di Milano. Queste immagini hanno fatto il giro del mondo, rimbalzate da tutti i telegiornali, nel momento di incertezza e paura più forte, quando tutto il Paese si è fermato.
Tutte le sere alle 18 Raffaele Kohler suonava la sua tromba da una finestra di via Fauchè, vicino a Corso Sempione, a Milano.
La suonava per tutto il suo quartiere ma anche per le centinaia di persone che si collegavano alle sue dirette su Facebook e Istagram. Centinaia di persone che sono diventate migliaia, perché le performance sono state riprese dalle principali emittenti TV e Radio.
Raffaele Kohler ha un cognome che rivela trisnonni tedeschi ma è milanese fino alle midolla. «La tromba ha un suono arcaico e nostalgico e riesce a unire sempre un po’ tutti». E così è successo: dal suo appartamento al piano terra, Raffaele ha iniziato a risuonare l’inno della città. «La cosa che mi ha commosso è che, a poco poco, si è unita la giapponese pianista del piano di fianco, poi l’anziana di quello di sopra, poi tutta la via. Una sorta di concerto polifonico in divenire».
Radio 24 durante il lockdown ha aperto tutti i giorni le trasmissioni con una telefonata a Raffaele Kohler che suonava la tromba al telefono.
I principali brand italiani si sono affrettati a realizzare spot televisivi sull’onda emotiva di questo momento drammatico. La Barilla ha scelto come simbolo Sofia Loren e l’attrice come unica clausola per accettare il ruolo ha chiesto che ci fosse anche “il trombettista che ha commosso il mondo”.
Il Busker Festival di Ferrara ha voluto Raffaele Kohler e Gianna Nannini come padrino e madrina della rassegna di quest’anno. Lo scorso ottobre Raffaele ha suonato “O mia bela Madunina” allo stadio di San Siro prima del derby Inter Milan e l’inno di Mameli al Gran Premio di Monza.
Ha portato gioia, speranza e lo ha fatto con delicatezza e poesia in un momento storico che ha stravolto e cambiato le nostre vite. Ha lanciato un messaggio di condivisione e continua a farlo per strada, nei club, nei teatri, in ogni luogo dove incontra altri musicisti o qualcuno ad ascoltare.
Raffaele è un eroe ma ancor più del suo talento, la qualità che ammiro di lui è la purezza. Quella capacità di divertirsi e incantare, senza freni, senza barriere. È un vero rivoluzionario, un amico, e uno straordinario musicista che vorrei avere sempre al mio fianco in battaglia, a cena, su un palco. E ovviamente in questo disco. Il giorno del suo compleanno (il 17 marzo, San Patrizio!) Raffaele ha pubblicato con la sua Swing Band un nuovo disco, “Una Sera in Balera”, a distanza di soli quattro mesi dall’uscita di “Rondini”. Due album legati a stretto filo che sprizzano divertimento e voglia di ballare dentro ogni nota. Anche io ho deciso di fare uscire il mio disco il giorno del mio compleanno e a questa festa Raffaele non poteva di certo mancare. Con la sua tromba mariachi su “Gabriela Y Chava Moreno” insieme a Scarlet Rivera e Joel Guzman. Con un solo notturno su “Maya dei Girasoli” che vede la partecipazione anche della sua compagna Bettina come illustratrice del vide da cui dovrebbe nascere anche un libro per bambini. Ma il brano in cui ho scatenato tutta la potenza della tromba di Raffaele è “C’è”, dove è accompagnato dal suo storico collaboratore Luciano Macchia. Tromba e trombone a braccetto con la fisa di Flaviano Braga per una sorprendente sezione fiati che ci fa volare in estate in una spiaggia caraibica del Messico o per le strade di New Orleans. Questa canzone vi farà ballare, grazie ai fiati di Raffaele e Luciano che a un certo punto partono con un solo da pelle d’oca. Si chiude un cerchio perché con quasi tutti questi musicisti pazzeschi che ho coinvolto nel disco, Raffaele ci aveva già suonato. Perché per me era naturale invitarlo ogni volta che c’era l’occasione e spesso arrivava a sorpresa, last minute, con il suono della sua tromba che raggiungeva il palco prima di lui. Perché la cominciava a suonare quando era ancora per strada, a concerto iniziato, arrivando alle spalle, o sfilando tra il pubblico in visibilio. Altre volte, come nel caso di David Bromberg, nel ruolo di arrangiatore di un’intera sezione fiati. Questo mi fa impazzire di Raffaele: il talento, la professionalità e la gioia che sono perfettamente in armonia, direttamente proporzionali tra loro. La tromba e il sorriso di Raffaele sono una di quelle cose che rendono questo mondo più bello. Buona vita compagno!